FIAMME SPENTE: SEGRETI D’ARCHIVIO

Era il 20 ottobre 1805, quando parte della storia documentata di Crespino veniva per sempre cancellata. Il piccolo centro polesano già da tempo custodiva tutte le premesse ideologiche per alimentare l’odio antifrancese. In quella fatidica data, il popolo tutto insorgeva riversando l’ormai incontenibile rabbia sulle insegne francesi, abbattendo l’Albero della Libertà e dando infine alle fiamme preziosi documenti d’archivio comunali.

Nessuno sapeva ancora che, proprio quel giorno, Napoleone avrebbe sbaragliato le truppe austriache, condannando il paese alla rioccupazione francese, non senza chiedere prima precise informazioni sull’insorgenza di Crespino. “Se fossi stato in Italia avrei fatto bruciare il paese”, tuonava l’Imperatore e, impugnata la carta geografica alla ricerca del borgo ribelle, chiamava lo scrivano dettando la meditata sorte per 1 colpevoli.

Glovanni Albieri, detto “Venerio”, di anni 45, pescivendolo Identificato come capo della rivolta, veniva catturato in fuga nelle campagne vallive e condotto in catene nuovamente nel paese incriminato. Lo attendeva la condanna capitale. Egli vide l’ultimo sole nella Piazza del Municipio il 14 ottobre 1806, prima che il suo capo cadesse mozzato di fronte agli occhi sconvolti del popolo.